La mattina del 24 febbraio 2022, anche io come molti altri sono rimasto fortemente scioccato dall’invasione Russa dell’Ucraina. Non ho pensato come Mattarella e la Segre a “Bella ciao” ma: Dove Eravamo, Cosa Facevamo, Perché Sonnecchiavamo.
È intendo in questi otto anni dall’invasione della Crimea del 2014 e ancor di più da quel sabato 7 ottobre del 2006 in cui venne barbaramente assassinata la giornalista e scrittrice Anna Politkovskaja.
Confesso che da consumatore compulsivo di libri avevo anche comprato alcuni dei suoi libri, ma li avevo lasciati sonnecchiare in una cartella della mia biblioteca elettronica.
Il 24 febbraio li ho tirati fuori e ho cominciato a leggerli: Cecenia, il disonore russo del 2003; La Russia di Putin del 2005; Diario Russo 2003-2005 del 2007 (pochi mesi dopo il suo assassinio) e per aggiornarmi il bel libro della nostra Mara Morini del 2020, attenta osservatrice della Russia postcomunista.
Pur avendo avuto una lunga militanza nel PCI, non sono mai stato o sentito filosovietico. Anzi, le parole di Berlinguer sull’esaurimento della spinta propulsiva della Rivoluzione d’ottobre (Berlinguer 1981), mi avevano tratto d’impaccio dal senso di difficoltà che in sezione avevo da tempo con i compagni più vecchi e il mio primo viaggio in URSS nel 1987 lo avevano reso certo e determinante per il prosieguo della mia vita politica a sinistra. Un prosieguo fondato più sui valori che sulla fede. D’altronde da ateo abbracciare una fede politica mi sembrava una scelta sciocca quanto abbracciare quella religiosa.
Ma torniamo ai giorni nostri.
I libri della Politkovskaja e della Morini sono stati una vera e propria mazzata perché mi hanno fatto capire che tra le mie quattro mura, sotto le coperte al caldo d’inverno e al fresco d’estate, in un paese agiato anch’io sonnecchiavo in un mondo che continuava a essere malato di guerra e sopraffazione falsamente convinto che, però, in Europa era certamente una cosa d’altri tempi. Invece, no.
Il retaggio al dominio, economico, culturale, territoriale si è solo attenuato dopo la Seconda guerra mondiale, ma non è mai del tutto scomparso e una parte dell’Europa unita ne è ancora vittima/carnefice, e oltre l’Europa la classe politica russa non ha mai smesso di tentare in tutti i modi di affermarlo come destino del vecchio continente.
Insomma: noi vivevamo, altri tramavano.
Oggi, che è il 25 aprile 2022, la Festa della Liberazione dal fascismo, questa ricorrenza è diventata necessità di memoria e attenzione perché la parte del Mondo in cui viviamo si è palesato agli sciocchi, come me, diverso e assai più pericoloso da come lo immaginavamo, e qui mi torna in mente il quadro di Guernica e l’ormai famoso commento di Picasso all’ambasciatore nazista a Parigi che gli chiese “Maestro, lo avete fatto voi?”, “No, lo avete fatto voi” gli rispose il maestro.
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