La politica, per come la intendono i politicanti del III millennio, salvo rare eccezioni qui è là, non guarda al di là del proprio naso.
Se pensiamo che il clamore di Franca Viola nel 1965 di rifiutare il matrimonio con il suo violentatore, ha impiegato sedici anni per produrre la cancellazione dai nostri codici del delitto d’onore e il matrimonio riparatore, bisogna riconoscere che la gestazione del cambiamento resta un limite all’affermazione dei diritti che ritroviamo già enunciati nella nostra costituzione e che devono solo trovare attuazione con leggi adeguate.
Il caso dell’eliminazione dell’automatismo del cognome paterno ai figli, ultimo in ordine di tempo, dimostra come ci sia ancora tanta strada da fare per attuare la nostra costituzione.
Nel 1982, alla nascita di mio figlio, pensammo di potergli dare il doppio cognome ma la legge non lo permetteva se non attraverso l’escamotage del secondo nome che però legalmente non avrebbe cambiato la sostanza.
Mi rivolsi ad un amico avvocato che mi sconsigliò non già di intraprendere l’azione legale, ma di rivolgermi ad un collega più giovane perché lui non avrebbe avuto certamente il tempo di vederne la fine perché sarebbe morto prima.
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