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Io mi domando e dico: Perché proprio io? Potevi scegliere tra un’interminabile varietà di modelli, meno costosi e sofisticati.
Invece hai scelto me; due metri e quindici di altezza per novantacinque centimetri di larghezza, doppia porta frigo e freezer, doppio contenitore per bevande fresche e ghiaccio con dispenser esterno; classe AA+++++, autoregolazione estate inverno, nofrost, odorless, quattro scomparti a temperature differenziate con display esterno di controllo termico delle varie zone, monitor touch per registrare gli alimenti, il peso e la data di scadenza; connessione Wi-Fi per controllarne il contenuto sulla app del cellulare, ventiquattro ore di autonomia senza corrente. Costo… un botto.
Sul costo nulla da dire, li potevi spendere, eh va bene. La tecnologia, ok, presi come siete oggi dalla domotica, informatica, etc. etc., va bene anche questo. Sul resto, proprio non capisco.
Tu sei single, non dico disperatamente single, perché ogni tanto due tette e qualche culo nudo li vedo girare per la cucina. Direi single per… va bè, soprassediamo.
Io invece, sono stato ideato, costruito, pubblicizzato, come l’elettrodomestico più moderno, efficiente, utile e capiente che una famiglia media possa desiderare. Una famiglia media cioè un nucleo composto di due adulti e due o tre e anche quattro bambini/ragazzi. Perché cinque bocche da sfamare hanno esigenze molto diverse da una sola.
Tu invece, mi tieni desolatamente vuoto e raramente, molto raramente, raggiungi, per sei, dodici ore, un riempimento di appena il dieci percento della mia capacità che vorrei ricordarti è di centoventi litri.
Io invece, sogno di avere i ripiani sempre stracolmi, i cassetti sempre pieni, il ghiaccio sempre pronto e bibite sempre diverse.
Tu invece, bevi acqua a temperatura ambiente d’inverno e d’estate e del ghiaccio non sai che farne; ti piace acquistare solo alimenti freschi, da fare al momento e consumare nella giornata. T’ingozzi tutto quello che cucini perché le pietanze riscaldate le aborri. Ah! Dimenticavo, quando cucini, perché il più delle volte non ti vedo a pranzo e cena per settimane intere.
Io, invece, vorrei poter gustare l’odore di una parmigiana di melanzane, di una scamorza fresca, di un sugo di pomodori. Perdermi nei colori delle verdure e della frutta. Assaporare qualche goccia di bibita fresca che scivola dalla pompa d’estrazione. Mentre l’unico odore e colore che sento e vedo e quello del deodorante per frigo che hai messo su un ripiano vuoto, nonostante io sia odorless che, se avessi letto le istruzioni, indica che il mio rivestimento non assorbe odori.
Non sai quante volte ho pensato di farla finita, provocandomi un corto circuito. Non posso farlo. Tradirei l’ingegnere che mi ha progettato, gli operai che hanno costruito ogni mio singolo pezzo, quelli che mi hanno assemblato con cura e certificato amorevolmente; il nome della blasonata azienda che porto.
Se almeno avessi installato l’app sul tuo cellulare, di tanto in tanto potevo mandarti qualche notifica: manca il latte, il burro ha superato la scadenza, gli yogurt rimasti sono solo due, e tanti altri inviti che forse ti avrebbero fatto pensare a me e alla mia solitudine. Neppure quest’opportunità mi hai lasciato. È allora, ripeto, ma perché hai scelto proprio me?
Invece, avrei dovuto capirlo subito, fin da quando ti ho visto gironzolare come un ebete nel negozio per poi seguire come un cagnolino in calore la commessa che ti si era avvicinata esponendo un paio di tette a punta che sembravano incontenibili nella maglietta con la scritta STAFF. E ancor di più mi sarebbe dovuto essere chiaro quando lei, con grande maestria, si abbassava ripetutamente per mostrarti i miei interni con il perizoma di pizzo rosso in bella mostra. Avresti comprato qualsiasi cosa ti avesse proposto, rimbecillito com’eri. Infatti, hai comprato me, il prodotto più caro e inutile per te.
Mi sarei aspettato che un giorno o l’altro lei, fosse comparsa in cucina, per ammirare insieme con te l’acquisto che ti aveva fatto fare. Invece, finora di lei neppure l’ombra. Perciò sei stupido, stupido due volte.

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